Prologo

Elide andò via i primi di Settembre, lasciando die-tro sé una città ammuffita da strade semideserte e pub vacanti come boccali di birra all’alba. A salutarla alla stazione, con l’immancabile cassetta nelle tasche posteriori dei jeans, c’era anche Giostrammer. I suoi occhi erano rossi come quella volta che, in un’alba fredda e ubriaca di qualche tempo prima, l’aveva mandata a cagare per delle piccole labbra acerbe che avevano il nome di una puttanella qualunque. Solo che ora la goliardia di quei tempi proprio non c’entrava anche perché il treno, con i suoi binari puz-zolenti e arrugginiti, quei tempi stava per portarseli definitivamente via.

giordano criscuolo

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